domenica 18 luglio 2010

L'ennesimo Caravaggio. Il Martirio di San Lorenzo e qualche chiarimento



Scoperto un nuovo Caravaggio. Ormai le sue tele escono fuori come i funghi e, guarda caso, proprio nell'anno delle sue celebrazioni. L'annuncio l'ha dato ieri l'Osservatore Romano, pur con molti dubbi; la tela raffigura il Martirio di San Lorenzo ed è stata ritrovata tra le proprietà della Compagnia di Gesù di Roma.  
"Saranno ulteriori indagini diagnostiche e un circostanziato approfondimento documentario, stilistico e critico - scrive - a fornire le risposte". Il giornale vaticano non si sbilancia ma ammette che si tratta almeno di "un caravaggesco della primissima ora". "San Lorenzo - rileva l'articolo - e' raffigurato sulla graticola con le braccia in avanti, quasi a cercare la salvezza e il suo volto giovane, sofferente e disperato mostra quell'umanita' presente nel profondo significato teologico del martirio". Davanti al quadro, aggiunge l'Osservatore, si ha "la stessa sensazione che si percepisce osservando le opere di Caravaggioper la cappella Cerasi a Santa Maria del Popolo". L'Osservatore sottolinea anche che "il Martirio di San Lorenzo costituisce un chiaro riferimento ai dettami iconografici di evidente matrice gesuitica. Di certo è un dipinto stilisticamente impeccabile, bellissimo: notevole è la luce che dal fondo scuro sferza e modella con bagliori improvvisi la superficie dei volumi. Non si può fare a meno di riandare col pensiero a opere come la Conversione di san Paolo, il Martirio di san Matteo o Giuditta e Oloferne".

"Il Martirio di san Lorenzo costituisce - secondo Insolera - un chiaro riferimento ai dettami iconografici di evidente matrice gesuitica". Il realismo era voluto dai gesuiti per facilitare nei novizi, destinati alle terre di missione, la comprensione del momento del martirio, trasformando la paura in accettazione del proprio stato, per il tramite della grazia, proprio come avviene in san Lorenzo. Non è chiaro quale cappella avrebbe dovuto ospitare l’opera, ma è noto che Caravaggio ebbe a che fare con Salustia Cerrini, moglie di Ottavio Crescenzi, della nobile famiglia romana collegata alle vicende della committenza a Caravaggio della cappella Contarelli. La certificazione ancora non c’è, ma i critici - riferisce il giornale vaticano - sono affascinati dall’opera che «sembra avere i crismi per un’attribuzione che, va detto, aspetta ancora la garanzia dell’ufficialità».




Ed ecco, di seguito, alcune considerazioni che ridimensionano l'attribuzione.
Per il giovane studioso Mauro Di Vito, allievo di Mina Gregori, "Dalle foto non mi sembra un Caravaggio. A occhio guardando la foto, da conoscitore di Caravaggio, il 'Martirio di San Lorenzo' dei Gesuiti di cui parla l'Osservatore Romano non mi sembra della qualità sufficiente per considerarlo anche solo una tra le opere meno belle del pittore lombardo". Di Vito mette in guardia dalla "caravaggiomania": "Si vuole a tutti i costi trovare Caravaggio dovunque, mentre - conclude - si cerca di accantonare attribuzioni che sono frutto di lunghi studi, come il 'Cavadenti' attribuito dalla Gregori al Merisi".

Per Vittorio Sgarbi"La notizia sarebbe se si scoprisse un Caravaggio in Lombardia. Noi conosciamo Caravaggio -aggiunge Sgarbi- solo dalle sue opere romane, napoletane, siciliane e maltesi. Scoprire una sua tela in Lombardia significherebbe conoscere la sua pittura prima del suo arrivo a Roma".Quanto all'attribuzione al Merisi del 'Martirio di San Lorenzo' dei Gesuiti, Sgarbi è possibilista e, con la sua solita leggerezza distante da studi specifici afferma: "Non sarebbe impossibile la scoperta di un nuovo Caravaggio a Roma. Non aveva alcuna regola quindi non sappiamo se tra i suoi soggetti ci fosse un martirio di San Lorenzo. Può anche darsi - conclude - ma bisogna verificare attentamente l'opera". (Fonte).

Anche Alfred Breitman e il Gruppo Watching The Sky intervengono sulla scoperta.

"L'opera segue senza dubbio la visione gesuitica dell'arte," spiega l'artista e studioso, "che prevede la rappresentazione di scene realistiche, capaci di infervorare lo spirito del credente, immedesimandolo nel quadro. La crudezza del martirio e la fede del giovane Lorenzo, che si avvale della forza della fede per sopportare la sofferenza, sono elementi esemplari ed educativi, nell'ottica religiosa, specie per i giovani missionari, soggetti a gravi pericoli di persecuzione. Secondo Roberto Bellarmino," continua Breitman, "santo teologo vissuto fra il XVI e il XVII secolo, chi osserva un'opera d'arte e riconosce in essa l'oggetto venerato, si infiamma di passione e più la guarda, più si accende. Il San Lorenzo appena scoperto possiede queste caratteristiche e in esso è evidente l'influsso caravaggesco". Alfred Breitman nota però alcuni aspetti stilistici e iconografici che distinguono l'immagine del martire rispetto alla produzione nota del Caravaggio. "L'opera, nonostante stia ricevendo da ogni parte lodi sublimi, è evidentemente di buona, ma non eccelsa qualità. La pittura del g non è solo 'realistica', ma anche venata di un sottile e sensuale narcisismo, caratteristica che la allontanava dai dettami iconografici stabiliti dalla Compagnia del Gesù. Il genio lombardo prestava un'attenzione assoluta ai particolari della figura umana e in particolar modo a quella dei giovani uomini. La sua arte li mostrava in una vivente, vibrante carnalità, da cui trasudava come un insaziabile anelito lo spirito. Il San Lorenzo, al contrario, è greve, molle e scomposto. In lui non si agitano né la violenza della pena né quella della fede: è già più intenso e viene da più lontano il grido del caravaggesco Ragazzo morso da un ramarro! E' strano come nessuno si sia accorto di quanto siano sgraziati i rapporti fra le membra del giovane, sottolineati da una luce impietosa, e delle sue orecchie brutte ed enormi, quando le orecchie dipinte nelle opere certe del maestro sono armoniose e belle come conchiglie di mare". Fra tante voci fuori dal coro che inneggia al capolavoro ritrovato, oltre a quella di Breitman vi è quella della criticata soprintendente del polo romano Rossella Vodret (consigliata da Gianni Letta al posto di Strinati e gradita alla Presidenza del Consiglio, chiamata in causa ultimamente per la controversa mostra "Il Potere e la Grazia". Fonte), che ha detto: "Mi sembra un quadro bello e interessante, ma l'attribuzione al Merisi è da approfondire. Sono stata chiamata nei giorni scorsi dal rettore della Chiesa del Gesù per vedere il quadro, ma purtroppo non ho avuto tempo: ci andrò sicuramente lunedi». «Per ora - sottolinea ancora - ho visto l'opera solo su Internet e direi, a freddo, che non mi sembra un Caravaggio, pur essendo un lavoro che ha sicuramente legami con l'artista e con la sua cerchia. Ma vale la pena di andare a fondo, anche grazie agli ottimi strumenti che abbiamo a disposizione e che ci consentono risposte precise. Trovo strano che si tratti di un originale non documentato, non citato dalle fonti. Ma tutto può succedere". (Fonte).
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Se l'autore non è il Caravaggio, quale firma potrebbe celarsi dietro al San Lorenzo? "Un artista vicino alla Compagnia del Gesù," spiega Breitman, "caravaggista della prima ora e dotato di buona maestria tecnica, ma non del dono del genio. Dovrei analizzare l'opera da vicino, ma a prima vista, direi che potrebbe essere un lavoro di Giovanni Baglione, il 'nemico' giurato del Caravaggio, che lo apostrofò come plagiatore e fu da lui citato in giudizio per diffamazione. Il Baglione realizzò diverse opere per i gesuiti e in particolare una grande Resurrezione per la Chiesa del Gesù. Il Caravaggio espresse questo giudizio, sull'arte del rivale: 'Quella pittura a me non piace, perché è goffa'. Le stesse imprecisioni anatomiche riscontrabili nel San Lorenzo, sono presenti in opere del Baglione come L'amore divino e l'amore profano o il San Sebastiano curato da un angelo". (Fonte)

Concordo con questa analisi; dalla scarsissima immagine la posa del santo appare troppo affettata e le membra non del tutto proporzionate col corpo (tozzo e quasi goffo il braccio sinistro); e poi c'è quel panneggio sul corpo che, forse un'aggiunta successiva, ma sa tanto di Novecento (Zeri, forse ci avrebbe visto un Guttuso).

Intanto, più di ventimila persone hanno partecipato a “La notte di Caravaggio”, propaggine della tanto lodata mostra-Blockbusterconclusasi stamani. La rassegna ha ripercorso idealmente la maturazione artistica del genio di Michelangelo Merisi, con opere esposte in chiese e nei maggiori poli museali romani, tra cui la Galleria Borghese. A riguardo di tutta questa vuota celebrazione che sa tanto di consumo, un bel post, che condivido pienamente, dall'interessantissimo blog Almanacco Romano. Segue:

~ UNA STRANA FESTA PER IL CARAVAGGIO ~
San Michelangelo da Caravaggio, canonizzato dai sottosegretari, dai sovraintendenti e dagli assessori, hanno cercato le tue ossa come si fa per i santi e, una volta trovatele, le hanno esposte come reliquie, tra poco ci costruiranno pure un santuario. Quando mai i cadaveri dei pittori interessano qualcuno? Ma di te raccontano una specie di passione, la tua morte diventa un martirio. Stanotte ti celebrano per Roma, nelle chiese ornate dalle tue opere, scegliendo per data della festa, come si fa per chi sale alla gloria degli altari, il giorno della tua morte, il dies mortis, che corrisponde per gli eletti della Chiesa romana al dies natalis in Cielo. Noi non sappiamo se dopo la morte di febbre nella selvaggia Maremma tu sia immediatamente rinato in Paradiso, senza un giorno di Purgatorio, a noi ci sembri comunque un buon cristiano, e cristianissima, anzi cattolica controriformista, appare l’arte tua. Ma gli organizzatori della festa son gente un po’ ipocrita, di quel genere che avrebbe suscitato la tua rabbia irruenta e forse anche la violenza di cui raccontano i biografi. Siamo certi che non ci avresti messo molto a malmenare chi ti chiama «intrattenitore» o i feticisti del culturame che scrivono lo slogan della serata: «rinfrescarsi con l’arte all’ombra del Caravaggio». Al ministero dei Beni culturali ti trattano come un ventilatore o un pinguino dell’aria condizionata. Con te ci hanno preso gusto perché attiri le folle attaccate alle figure, alle storie, alla verosimiglianza, alla fisicità, alla somiglianza miracolosa con il creato. Sì, son quelli i tuoi miracoli da pittore. E con te è sempre successo grande, i soldi si fanno facilmente: basta il tuo nome per smuovere chi è nauseato dai concettualismi e vuol vedere la carne dipinta, la carne peccaminosa e redenta. Così hanno incassato molto con la mostra alle Scuderie, la cui notte finale sorprese anche i più ottimisti, e ci riprovano subito, con scarsa fantasia e molta ingordigia. C’è, soprattutto tra i gazzettieri, chi ti invoca come una rockstar e chi ti considera un succedaneo delle notti bianche, in ogni caso una trovata per richiamare i turisti annoiati o per movimentare l’estate romana. Una parte degli incassi che ricavano con questa pittura realistica saranno dirottati per nutrire la bestialità del ‘contemporaneo’, cosicché servirai ad arricchire gli iconoclasti con la sceneggiata in tuo onore. Del resto i burocrati e i mercanti dell’arte sanno bene che non si vive di incerti sperimentalismi e che ci vuole la vecchia pittura, magari anche per allontanarsene a menar scandalo. Siccome poi, quando ti hanno accostato all’isterico Bacon, le cose non sono andate troppo bene, adesso la nuova sovraintendente sta attenta a non mescolarti più con chi vive di luce riflessa, non conviene. Noi abbiamo la tua opera sparsa per le chiese romane, grazie a committenti – preti, cardinali, confraternite e nobili papalini – ben più abili di quelli attuali – pubblici, laici, modaioli – , che comprano a carissimo prezzo delle inutilità che si dimenticano in un battibaleno. Ma alla fine saranno loro a cantare vittoria confondendo i numeri dei tuoi pellegrini notturni con quelli del Maxxi e del Macro, facendo come al solito d’ogni erba un fascio, cercando in ogni modo di gabbare il santo.



News:


C'è da aggiungere oggi, 26 luglio, il parere di Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e grande studioso di Caravaggio, il quale, dalle pagine dello stesso Osservatore Romano che aveva dato la notizia, stronca il dipinto: un caravaggesco di qualità, negli anni fra i Venti e i Trenta del XVII secolo, ha voluto dare al Martirio di san Lorenzo la smagliante evidenza del Vero, il valore esemplare in certo senso catechetico del martirio. La memoria di un dipinto che deve essere stato comunque notevole e che per qualche ragione è andato perduto, è oggi consegnata alla tela, oggettivamente modesta, che sta al Gesù di Roma.
Magie della caravaggiomania.






Di poche ore fa, invece, dal sito dell'ANSA, il parere di altri illustri esperti.
ROMA - Non e' di Caravaggio e non c'e' nemmeno la mano del grande maestro lombardo nel Martirio di San Lorenzo, di proprieta' dei Gesuiti. Dopo il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, che ha negato ieri dalle pagine dell'Osservatore Romano una possibile attribuzione, anche altri autorevoli esperti, convocati a Roma dalla soprintendente del Polo museale Rossella Vodret, non hanno dubbi e si uniscono alla smentita.

La tela ritrovata, concordano pur dopo un'analisi all'impronta la Vodret, Gianni Papi, Marco Bona Castellotti, Sybille Ebert Schifferer, Beatrice De Ruggeri, sarebbe piuttosto opera di un caravaggesco, ovvero di un pittore seguace del Caravaggio, quasi certamente meridionale, di area campana o forse ancora piu' a sud, verso la Sicilia e Malta.

Di piu' potranno dire le indagini diagnostiche, annunciate per settembre dalla soprintendenza e finanziate dall'Abi, sponsor per i gesuiti anche del primo restauro della tela. Mentre il direttore della Chiesa del Gesu', padre Daniele Libanori, rivela che i gesuiti ''sono stati sorpresi e spaesati'' dalla decisione dell'Osservatore Romano di pubblicare in prima pagina nel giorno dell'anniversario della morte di Caravaggio, e con un titolo strillato, l'articolo della studiosa Salvucci Insolera, che con ogni prudenza ne proponeva l'attribuzione prestigiosa. ''Tutto questo interesse che poi ne e' derivato ci ha stupito e ci e' sembrato improprio'', commenta, ''anche per questo abbiamo poi voluto consultare sempre la soprintendenza e abbiamo deciso di esporlo agli studiosi''. Tra questi, il toscano Gianni Papi, che e' il curatore della grande mostra in corso a Firenze sui Caravaggeschi, fa i nomi di Michele Cassarino e di Marco Minniti: ''potrebbe trattarsi di un quadro realizzato tra la Sicilia e Malta'', dice.

Un'ipotesi che convince la soprintendente Vodret, per la quale si tratta comunque di un quadro ''molto interessante'' con alcune ''parti di grande qualita''', come l'idea di ritrarre il santo prono sulla graticola, e ''cadute importanti''. Per la soprintendente potrebbe avere un senso l'attribuzione al siciliano Minniti, amico del Caravaggio, e la tela potrebbe risalire al secondo decennio del Seicento, quanto il genio lombardo era morto da poco. Non crede ad una attribuzione a Minniti, invece, Sybille Ebert Schifferer, che pensa piuttosto ad un pittore della cerchia meridionale tra Napoli e la Calabria. Pensa a ''certi aspetti della pittura maltese'' Marco Bona Castellotti.

Delle indagini diagnostiche si occupera' Beatrice De Ruggeri, anche lei convinta che la tela non sia di Caravaggio. Gli esami, che costeranno tra i 2.500 ed i 3.000 euro, richiederanno, spiega, qualche settimana di lavoro. Ancora da indagare anche la provenienza del quadro, che e' di proprieta' dei gesuiti. L'ultima collocazione nota, precisa padre Libanori, e' del 1927. ''Era molto sporco e scuro - dice - abbiamo pensato di restaurarlo in omaggio ai 400 anni dalla morte di Caravaggio''. Nessun particolare stupore per il ritrovamento: ''Nelle nostre case - aggiunge accanto a lui un altro gesuita - ci sono stati e ci sono tesori che nemmeno noi conosciamo, solo negli ultimi tempi ci siamo impegnati in un inventario''.


2 commenti:

  1. I love your blog Tommaso.
    No parlo italiano... what a shame!
    But I can understand some of your thoughts because it's a subject that I love.
    I know you are great.
    Love,
    Ana

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  2. anche se non è un autentico Caravaggio non credo che si possa arrivare addirittura a definirlo un insulto all'arte. http://dipen.de/sondaggi/MARTIRIO

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