mercoledì 14 ottobre 2009

Il Beato Angelico e il Dripping

Guardate queste tre immagini

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prese così, decontestualizzate dalla loro opera, appaiono moderni lavori, usciti magari dalla mano di un Pollock o di un Kandinsky (un acquerello forse)

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la stesura è sapiente; i colori si accordano meravigliosamente tra di loro e l’effetto atmosferico e vago da un tocco in più di piacevolezza. In realtà queste tre immagini sono particolari estrapolati da due Annunciazioni del Beato Angelico, rispettivamente del Prado e di San Giovanni Valdarno. Volendo per una volta mostrare nel blog immagini “belle”, nel senso più semplicistico del termine, ovvero opere di fronte alle quali non si può che provare empatia, rimanendo estasiati dalla perfezione cromatica e dalla bellezza intrinseca delle figure, ho scelto queste due pale dell’Angelico che mi hanno sempre emozionato, al di là della perfezione formale, per il divino accordo cromatico che il pittore riesce ad ottenere. Forse solo la Madonna del Pisanello si avvicina nel sapiente equilibrio dei timbri di colore. Nella tavola del Prado il passaggio dal giallo oro al blu oltremare accordato col verde della vegetazione o la veste della vergine quale perfetto equilibrio di blu, verde ed oro con quella sorta di stupendo rosa salmone che riprende il vestito dell’angelo sono, sinceramente, tra i particolari più belli della storia dell’arte.

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E che dire dell’effetto marmo e dell’incredibile cangiantismo delle superfici nell’Annunciazione di San Giovanni Valdarno? Parliamo della prima metà del ‘400 e non mi risulta che altri, in seguito, abbiamo trattato in modo così rivoluzionario un pavimento di marmo. Qui è solo colore, una nuvola di colore, e accordi cromatici. Colori trascendenti e spirituali che Rothko, cinque secoli dopo, riporterà sulle tele quali unici elementi significanti.

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Ebbene, pensando a questo post, il collegamento con Pollock è venuto quasi naturale non per i già citati cangiantismi bensì pensando agli affreschi dell’Angelico al Convento di San Marco a Firenze, o meglio ai finti marmi raffigurati sotto le scene maggiori. Queste immagini secondarie della produzione dell’Angelico, lette con una prospettiva anacronistica, sono state analizzate da Didi-Huberman nel libro Beato Angelico. Figure del dissimile. La "Madonna delle ombre", uno degli affreschi del ciclo, poggia infatti su quattro pannelli stranamente dipinti a vaste chiazze multicolore con una pioggia di pigmenti spruzzati sulla parete e in apparenza privi di soggetto, informali, come in un dripping di Jackson Pollock.

Huberman, parlando di annullamento della linearità del tempo storico, avrà a dire “Davanti a un’immagine – per quanto antica – il presente non smette mai di riconfigurarsi”. In realtà questo cortocircuito è ingiustificato (le macchie di colori probabilmente hanno simbologie mistiche, rimandando alle gocce del latte della Vergine sulle pareti della grotta della Natività o si legano col gesto dell’unzione o intendono il marmo picchiettato come materialis manuductio della visio Dei secondo Giovanni Scoto) ma noi ci troviamo di fronte ai riquadri come di fronte ad oggetti di tempi complessi, di tempi impuri, “uno straordinario montaggio di tempi eterogenei che formano anacronismi”. Naturalmente il discorso nel testo si fa più complesso ma in assenza di immagini, data la difficoltà di rinvenire foto precise su internet (sintomo di come i finti marmi siano stati completamente cancellati dall’immagine nel suo complesso), non voglio spingermi oltre nell’analisi rinviando al libro e lasciando il titolo come suggestione.

Questa è l’unica immagine accettabile che ho ritrovato, ma naturalmente non rende affatto l’idea.

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Le due Annunciazioni in alta qualità (per godere appieno i colori):

Prado

San Giovanni Valdarno

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